Giovanni Bruzzi(Firenze-1983).

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PERCHE' LA FIGURA

Da sempre ho pensato che la pittura non potesse assolutamente fare a meno della figura per potersi considerare una grande arte. Per questo la mia produzione di quadri e di disegni è periodicamente rappresentata dalla figura. Ritratti, suonatori jazz, nudi femminili, giocatori d'azzardo, arlecchini, gladiatori e guerrieri hanno popolato le mie tele, piccole e grandi, da più di quaranta anni. Ricorderò sempre con simpatia gli amici e con affetto le ragazze che, con pazienza ma anche con entusiasmo, hanno posato per i vari dipinti permettendo alla mia creazione artistica, attraverso le loro figure, di esprimersi con opere di eccelso livello e di fondamentale importanza. I più svariati soggetti completano poi l'iconografia delle mie opere (vecchie insegne, fumetti, cereus, spugne, animali, uccelli, fiori, ortaggi, conchiglie, oggetti, manichini, bambole, marionette e innumerevoli illustrazioni nel settore della magia e dell'esoterismo) avendo sempre prediletto spaziare, in ogni direzione, alla ricerca di nuove e stimolanti forme da disegnare e da dipingere.

Giovanni Bruzzi


Il modello Giorgio nello studio di Giovanni Bruzzi in via degli Artisti 6 a Firenze nel 1960; accanto il dipinto Uomo seduto per il quale ha posato (è anche riconoscibile nel dipinto Golia ucciso del 1955 e Cool Jazz del 1957, nel ruolo del batterista).



La bella Isolde posa per Nudo biondo nello studio di Giovanni Bruzzi in 13 Carrefour Odeon a Parigi nel 1960.

INTERVISTA A TUTTO CAMPO

Anselmo Forlina: Egregio Giovanni Bruzzi, dove è nato?
Giovanni Bruzzi: A Firenze, nel 1936.

Qual è il suo segno zodiacale?
Gemelli, il simbolo del doppio.

Quando ha iniziato a dipingere?
Da ragazzo, consideri che il mio bisnonno è Stefano Bruzzi, famoso pittore di paesaggi e di animali dell’800.

Mi vuol citare un maestro?
Rodolfo Margheri, professore di “Tecniche Grafiche” all’Accademia Belle Arti di Firenze.

Ha servito anche la patria?
Si, nel 1958-1959, ho espletato il servizio militare nel “Genio Trasmissioni” dell’Esercito.

E dopo?
Ho tenuto la prima mostra personale alla “Galleria L’Indiano” di Firenze, quella di Ottone Rosai, per intenderci.

E quali sono stati i risultati?
Ho capito che prima di poter campare con la vendita dei miei quadri sarebbero dovuti passare molti anni.

E allora?
Sono andato a Parigi, dove ho vissuto dal 1960 al 1964.

E che cosa ha fatto?
Ho cercato di inserirmi nella vita culturale parigina di alto livello.

Con quali risultati?
Ho conosciuto il poeta André Breton, il padre del Surrealismo, al quale ho anche schizzato un ritratto, ho realizzato una grande tela sul jazz, per la quale ha posato il batterista negro Kenny Clarke, una star del be-bop, e Marc Vaux, direttore della “Galerie du Foyer des Artistes” a Montparnasse, mi ha organizzato una importante mostra personale nel 1961.

Allora a Parigi riusciva a vendere i suoi quadri?
No assolutamente, ero troppo giovane e troppo precario per avere credito presso il mercato dell’arte.

E come faceva a vivere?
Ho lavorato, sempre di notte, come faux-client nei night club, come cameriere nei bistrot e come palo per una gang di greci che bancava il gioco proibito delle tre-carte nel metrò.

E poi?
Sono rientrato a Firenze, perché mi ero scocciato di fare l’artista emigrante.

E cosa è successo?
Per ragioni di pecunia sono entrato a far parte del mondo del gioco d’azzardo clandestino, ben inteso dalla parte del banco.

Comincio a capire l’importanza di essere un Gemelli, perché lei è proprio doppio, e quanto tempo è durata questa particolare esperienza?
Fino al 1980.

Come era articolata l’organizzazione?
Io ho lavorato solamente in bische “a 5 stelle” a Firenze, alle Terme, in Versilia e a Roma dove funzionavano tavoli di roulette, chemin de fer, trente et quarante, baccarà, craps, zecchinetta, poker, telesina, e ho fatto anche il clanda negli ippodromi della Capitale.

Accipicchia! E con le forze dell’ordine e il Codice Penale è filato sempre tutto liscio?
Qualche inevitabile incidente di percorso c’è stato, ma rientrava perfettamente nella norma e poi un’amnistia ha cancellato tutto.

In questo campo, quali personaggi eccellenti sono da ricordare?
Renis, il mio boss, il gangster italo-americano Joe Adonis, Er Criminale, bookmaker clandestino di Roma e Albert il Marsigliese, un super-baro del baccarà, ai quali ho fatto anche il ritratto.

E alla pittura in questo periodo cosa accadeva?
La mia carriera pubblica di pittore, le ricordo che ho partecipato a più di 50 premi nazionali ed ho tenuto più di 100 mostre personali nelle più importanti città italiane, da Milano a Firenze, da Roma a Bologna, non ne ha risentito affatto, l’arte e la malavita sono due microcosmi che non si incontrano mai.

Quando è uscito dal giro cosa ha fatto?
Ho scritto sei libri di memorie, perché ho sentito il bisogno di raccontare le varie sfaccettature dell’universo fuorilegge del gioco d’azzardo viste dal “dietro le quinte”.

Penso che con questa attività abbia guadagnato molto denaro ed è per questo, mi sembra di capire che non si è mai pentito?
Certamente, non potevo, per nessuna ragione, aspettare che l’ambiente dell’arte, con i suoi mercanti ignoranti e con i suoi critici fasulli, si accorgesse di me, per cui nell’attesa mi sono preso un giusto obolo per vivere egregiamente.

La collaborazione alla sceneggiatura dei film “Regalo di Natale” e “La rivincita di Natale” è dipesa dal suo lavoro di biscazziere?
Esattamente, il regista Pupi Avati, cercava un esperto del settore per scrivere le drammatiche partite a poker, chiave di tutta la storia, e aveva anche necessità di un consulente diretto sul set per tutte le scene riguardanti il tavolo verde e perciò ha scelto me, penserei con una felice intuizione, visto il grande successo dei due film.

La televisione lo ha visto spesso ospite-protagonista?
È vero, tutti i più importanti programmi della RAI e di Mediaset, a cominciare dal “Maurizio Costanzo Show” a “Porta a Porta”, mi hanno voluto come testimone attendibile del gioco d’azzardo clandestino, con le sue truffe ed i suoi raggiri, e sono così diventato un personaggio.

Oggi dunque tutto procede bene per la sua arte?
Direi che la situazione, nel suo complesso, è buona, ma non ancora ottimale, nonostante la mostra personale a “Castel Sant’Angelo” a Roma nel 2002 e il contratto di esclusiva con la “NewVision Gallery” per gli Stati Uniti, nel biennio 2004-05, che mi ha portato a tenere mostre personali a Washington D.C. e a Frederick.

Qual è il genere della sua pittura?
Sono sempre stato un figurativo convinto, anzi per essere preciso, sono un fanatico della figurazione, perché senza magistero tecnico la pittura non esiste.

E allora le altre tendenze, dall’astratto al concettuale?
Sagre della spazzatura, come molte delle mostre pubbliche organizzate da critici prezzolati, pagate con i soldi dei fessi degli italiani.

Ha anche illustrato libri?
Si, alcuni importanti volumi riguardanti Cagliostro, l’esoterismo, la magia e la mitologia.

Della critica ufficiale cosa pensa?
Rispondo citando un episodio emblematico: nel 1984, Giulio Carlo Argan, già Sindaco di Roma e strombazzato teorico dell’arte, prese per autentiche, scrivendone pure su di un catalogo, le false sculture delle teste di Modigliani, che dei simpatici ragazzi di Livorno avevano eseguito, in meno di un’ora, per tirare una clamorosa burla ai cosiddetti intenditori dell’arte contemporanea, fra i quali vanno anche annoverati Carlo Ludovico Ragghianti, Daria Durbè, Cesare Brandi, Enzo Carli e Jean Le Marie, direttore dell’Accademia Francese di Villa Medici a Roma.

Comunque ci sarà un critico che lei stima?
Sicuramente Armando Nocentini, che mi ha invitato alla “Biennale internazionale del Fiorino 1973”, e Umberto Baldini, a cui devo il fatto di essere stato “Segnalato Bolaffi 1978”, ma io apprezzo chi capisce la pittura, anche al di fuori della critica militante, come Mina Gregori, professoressa di “Storia dell’Arte” dell’Università di Firenze, e Raffaele La Capria, scrittore e sceneggiatore, che mi hanno avvalorato con una presentazione o come Marc Fumaroli, cattedratico di “Retorica e Società” del Collegio di Francia a Parigi, che mi ha espresso il suo elogio per lettera e anche come Alberto Moravia, che ha voluto apporre un suo scritto autografo sopra un mio dipinto.

Un quadro che soprattutto ammira?
“Il bagno turco” di Jean-Auguste-Dominique Ingres, per le tele di dimensioni normali, e “L’incoronazione di Napoleone” di Jacques-Louis David, per le opere di proporzioni gigantesche, ambedue sostenute da una sapienza tecnica e compositiva insuperabile.

Un grande pittore moderno?
Norman Rockwell.

Oltre a quelli già citati, ha fatto ritratti ad altre persone celebri?
Si, ho ritratto Pupi Avati e gli attori del film, lo scrittore Carlo Cassola e, nel 1996, Antonio Di Pietro, quando era Ministro dei Lavori Pubblici.

Una domanda sul privato, lei è sposato?
Molto felicemente dal 1967 ed ho un figlio che mi ha dato un nipote.

Mi può dare una notizia recente?
Il 2 giugno 2006 sono stato nominato “Cavaliere Ufficiale” della Repubblica Italiana, per meriti artistici e nel 2012 ho tenuto una importante mostra personale alla "Brenda Taylor Gallery" di New York, con grande successo.

E per il futuro?
Nel 2014, da il mio libro autobiografico "Professione biscazziere" è stata ultimata una sceneggiatura da parte di una major di Hollywood, di un film sulla mia vita oltremodo avventurosa,  dal titolo "The Dark Side of La Dolce Vita", che sarà interpretato da famosi attori.

Anselmo Forlina

 



Pupi Avati e Giovanni Bruzzi sul set del film "Regalo di Natale" (marzo 1986).



Giovanni Bruzzi (con le carte in mano) sul set del film “La rivincita di Natale” (Cinecittà, settembre-ottobre 2002); si riconoscono Pupi Avati (in piedi, al centro), Gianni Cavina e Alessandro Haber (seduti al tavolo) e sempre seduti (di spalle) Carlo Delle Piane e George Eastman.



Giovanni Bruzzi (al centro) al "Maurizio Costanzo Show" (3 marzo 1988).



Giovanni Bruzzi al "Maurizio Costanzo Show", a destra, l'attore Massimo Serato (7 aprile 1988).



Da destra, Alberto Castagna e Giovanni Bruzzi a “Sarà vero?” (Canale 5, 22 ottobre 1993)



Giovanni Bruzzi a “Italia mia benché” (RAI TRE, 24 novembre 1995).



Giovanni Bruzzi a “Frontiere” (RAI UNO, 13 febbraio2000).



Giovanni Bruzzi a "Porta a Porta",condotto da Bruno Vespa ( RAI 1, 5 febbraio 2004).



Giovanni Bruzzi a “Porta a Porta”, condotto da Bruno Vespa, a destra, MaurizioVallone, vicequestore di Napoli ( RAI 1, 5 febbraio 2004).



Giovanni Bruzzi a “TV Artscape” (Adelphia Cable10,Maryland 2005).



Giovanni Bruzzi, con la moglie paola, davanti al "Thomas Jefferson Memorial" a Washington D.C.(ottobre 2005)



Giovanni Bruzzi a "Porta a Porta",condotto da Bruno Vespa ( RAI 1, 18 gennaio 2006).



Giovanni Bruzzi a "Porta a Porta",condotto da Bruno Vespa, a sinistra Barbara Palombelli ( RAI 1, 18 gennaio 2006).

A GIOVANNI BRUZZI L'ONORIFICENZA
"ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA"
CON NOMINA A CAVALIERE UFFICIALE






La cerimonia della nomina a Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana di Giovanni Bruzzi (sinistra), da parte di Andrea De Martino (centro) Prefetto di Firenze e di Silvano Gori (destra) Assessore del Comune di Firenze nel Palazzo Medici Riccardi-Salone Carlo VIII
(2 Giugno 2006).



Giovanni Bruzzi nel suo studio in Via Varchi a Firenze nel 2006.



Giovanni Bruzzi con Maurizio Costanzo a "Buon Pomeriggio" ( Canale 5, 31 ottobre 2006).



Giovanni Bruzzi in casa di Mario Fratti a Manhattan (2010). Mario Fratti, scrittore e commediografo, autore del musical "Nine", con protagonista a Broadway Antonio Banderas e al cinema Daniel Day Lewis.



Giovanni Bruzzi al "Dunkin Donuts" a Hoboken (2011).