Edith, ragazza svizzera,(1953, cm. 33x42, pastello su carta).
Elena, ragazza siciliana(1956, 35x45, olio su tela).
Autoritratto (1959, cm. 35x45, olio su tela).
Ursula, ragazza tedesca,(1960, cm. 50x60, olio su tela).
Monique, ragazza francese (1960,cm. 40X53,olio su tela) da foto B/N.
Claudine, ragazza francese (1960,cm. 40X52,olio su tela) da foto B/N.
Catherine, ragazza americana (1960,cm. 55X65,olio su tela) da foto B/N.
Barbara, ragazza tedesca (1961, cm. 50x68, olio su tela).
Gisella, ragazza tedesca (1961, cm. 55x65, olio su tela).
Carmen, ragazza sudamericana (1961- 62,cm. 43X58,olio su tela) da foto B/N.
ANDRE' BRETON
Il poeta José Montero-Valle,
attraverso una sua cara amica che lavorava presso l'Editore
Gallimard, mi comunicò l'indirizzo di André Breton, che io volevo
assolutamente conoscere. Un pomeriggio (dicembre 1961) mi recai
al 42 Rue Fontaine (subito sotto Place Pigalle, proprio accanto
ad un piccolo teatro), dove dunque abitava il celebre poeta,
inventore del Surrealismo, forse il movimento artistico più
importante del nostro secolo. La casa era molto modesta e mi
dovetti fare indicare dal concierge il piano e la porta
dell'appartamento di Breton, perchè nessuna indicazione compariva
all'esterno. Suonato il campanello, mi vidi aprire l'uscio proprio
dal poeta in persona che, sentite le mie ragioni, mi concesse
un appuntamento per la domenica successiva alle ore 11. Al rendez-vous
concordato, mi presentai con alcune mie tele arrotolate, che
avevo realizzato a Parigi. André Breton fu molto cordiale con
me e si dimostrò interessato al mio lavoro, lodandone il livello
tecnico e lo stile personale raggiunti, anche se precisò subito
che, non essendo un pittore di tendenza surrealista, ero fuori
dalle sue competenze dirette; presenziò al colloquio anche la
sua gentile consorte. Conversammo per più di due ore, toccando
argomenti diversi come quello delle riviste d'arte da lui fondate
("Litterature", "Minotaure"), del suo rapporto
turbolento con Giorgio De Chirico (che io avevo conosciuto personalmente
nel marzo del 1960 a Roma), fino a giungere alla recente grande
esposizione da lui organizzata nel 1959 a Parigi sul tema dell'eros
e che era stata un clamoroso insuccesso, chiaro sintomo che
il Surrealismo, nonostante le scandalistiche stravaganze messe
in atto, aveva irrimediabilmente imboccato il viale del tramonto
e di questo lui ne era consapevole. Al riguardo delle difficoltà
oggettive del vivere a Parigi, mi consigliò, con molto garbo,
di trovarmi per almeno altri 15 anni (ne avevo allora 25) una
fonte alternativa di sostentamento all'ipotetica vendita dei
quadri e mi consigliò anche di fare una visita alla "Galerie
Fϋrstenberg",
perchè poteva essere interessata alla mia pittura (in seguito
mi recai alla sopradetta galleria ma non trovai una buona accoglienza,
anche se conobbi in quell'occasione due valenti pittori come
Henri Michaux e Stanislao Lepri). Approfittai di quell'incontro
per schizzare a penna un veloce ritratto di André Breton che
a lui sembrò piacere. La cosa più straordinaria di quella visita
fu il corredo di capolavori della pittura surrealista che il
geniale poeta aveva accumulato durante gli anni; tutti i più
grandi artisti erano rappresentati con opere fondamentali: Yves
Tanguy, Joan Mirò, Max Ernst, André Masson, Arshile Gorky, René
Magritte, Man Ray, Victor Brauner, Hans Bellmer, Francis Picabia,
Paul Delvaux, Sebastian Matta, Wifredo Lam. Però qui voglio
ricordare solamente i dipinti che mi colpirono di più: "Il
cervello del bambino" di Giorgio De Chirico (l'unico quadro
acquistato nella sua vita, mi confidò Breton, perchè tutti gli
altri sono stati degli omaggi dei suoi amici pittori), "Il
sogno di Guglielmo Tell" di Salvador Dalì, "Ritratto
di George Washington" di Marcel Duchamp e un piccolo olio
cubista di Pablo Picasso dedicato proprio ad André Breton, il
giorno stesso della Liberazione di Parigi, nel 1945. Completavano
la decorazione dell'ambiente alcuni grandi totem in legno scolpiti
dai Pellerossa d'America. Una casa fantastica, come il grande
poeta che l'abitava.
Giovanni
Bruzzi
André Breton (1961, cm. 19,5x29,5, china su carta).
Renis,il boss delle bische (1962, cm. 50x60, olio su tela).
Lillone, buttafuori,(1960, cm. 40x45, tecnica mista su carta).
Albert Il Marsigliese, super-baro al baccarà,(1965, cm. 46x63, pastello su carta).
Joe Adonis (1965, cm. 18x24, tecnica mista su cartone telato).
Paola, mia moglie,(1967, cm. 34x44,5, acquarello su carta).
Mia moglie Paola gravida (1967,cxn. 50X60, olio su tela) da foto B/N.
Diego, mio figlio,(1968, cm. 30x40, olio su tela).
Mia moglie Paola (1968, cm. 50x60, olio su tela).
Er Criminale, bookmaker clandestino,(1978, cm. 50x70, tecnica mista su carta).
Diego, mio figlio,(1981, cm. 45x65, acquarello su carta).
Manifesto per la "Lega Disarmo Unilaterale" con il ritratto di Carlo Cassola, eseguito da Giovanni Bruzzi nel 1981.
Pupi Avati (1986, cm. 25x30, olio su tela).
Diego Abatantuono (1986, cm. 50x70, tecnica mista su carta).
Carlo Delle Piane (1986, cm. 50x70, tecnica mista su carta).
Gianni Cavina (1986, cm. 50x70, tecnica mista su carta).
George Eastman e Alessandro Haber (1986, cm. 50x70, tecnica mista su carta).
Michellè, ragazza egiziana,(1986, cm. 50x70, tecnica mista su carta).
Paola in abito messicano (1988, cm. 70x90, olio su tela).
DI PIETRO, IL PRIMO RITRATTO
Il primo ritratto dell'ex pm più amato dagli
italiani, l'ex Ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro,
porta la firma di un'artista fiorentino, Giovanni Bruzzi.
Il quadro, un olio su tela di 50 x 60 cm., è stato realizzato
da Bruzzi nel corso di sei sedute nella masseria di Di Pietro
a Montenero di Bisaccia, nell'agosto scorso. Giovanni Bruzzi
aveva conosciuto Di Pietro a Milano, e i due avevano subito
simpatizzato. Bruzzi ha raggiunto il ministro in agosto nel
suo paese natale dove trascorreva le vacanze e, facendosi largo
tra le troupe scatenate delle tv e l'assedio dei fotografi,
ha raggiunto più volte l'abitazione di Di Pietro per eseguirne
il ritratto che ha poi consegnato all'ex magistrato, che lo
ha gradito. Giovanni Bruzzi, 60 anni, è una personalità originale.
Ha tenuto oltre 90 mostre personali a Parigi e in Italia, ha
dedicato anche una specifica attenzione all'editoria esoterica
e magica, illustrando e reinventando personaggi come Cagliostro.
Alcuni anni fà, curiosità della storia, dipinse un ciclo su
Ghino di Tacco, il "falco" di Radicofani, divenuto
celebre pseudonimo dei corsivi di Bettino Craxi. Bruzzi tra
l'altro in più occasioni (due volte al Maurizio Costanzo
show e in altri varietà televisivi) ha testimoniato la propria
personale esperienza sul mondo e sui personaggi del gioco d'azzardo
clandestino, collaboratore tra l'altro di Pupi Avati nel film
Regalo di Natale dedicato appunto a una drammatica partita
a poker.
Leonardo Tozzi
(Firenze Spettacolo, Dicembre 1996)
DI PIETRO IN MEDAGLIONE
L'EX MINISTRO S'E' FATTO RITRARRE DAL PITTORE
FIORENTINO BRUZZI
<<>>
Di Pietro come Berlusconi e Scalfari. Anche
l'ex più famoso d'Italia ha ceduto al fascino della posterità
e si è fatto immortalare su tela: il suo volto è raffigurato
in un cerchio con ai lati due scritte, <<Antonio
Di Pietro>> e <<Repubblica
Italiana>>, come in una moneta.
Il molto istituzionale ritratto ad olio - 50 centimetri per
60 - è stato eseguito da un artista fiorentino sessantenne,
Giovanni Bruzzi, ed è riprodotto dal mensile Firenze spettacolo,
in edicola oggi. Strano rapporto, quello di Di Pietro con la
sua immagine: tradizionalmente geloso e riservato, tanto da
aver aggredito in due occasioni i fotografi che lo assediavano.
Ma a sprazzi narcisistico, come quando nel 1993, all'apice della
popolarità, posò per il fotografo Bob Krieger, con tanto di
toga e tocco neri. Stavolta galeotto è stato l'incontro <<fortuito>>
con il pittore Bruzzi, avvenuto a Milano alcuni anni fa. Che
si è poi risolto in sei sedute nell'agosto scorso, sotto un
pergolato davanti alla masseria di Di Pietro a Montenero di
Bisaccia. <<Ritrarlo lì - dice il
pittore - era l'unica possibilità a causa dei suoi impegni>>.
Cosa si siano detti, in quei lunghi pomeriggi, è segreto. <<Quando
è nella sua casa molisana - spiega Bruzzi - vuole solo stare
tranquillo e riposarsi dallo stress, magari facendo piccoli
lavoretti>>. Il risultato è un medaglione,
dove i tratti forti e arrotondati di Di Pietro rimandano a un'idea
di antico pretore romano. <<Ho pensato
a una medaglia - spiega il pittore - intanto perchè risolveva
uno dei problemi principali dei ritrattisti attuali, quello
del collo: nudo, in maglietta o in cravatta? Certo non con la
toga, che Di Pietro aveva abbandonato. Ma soprattutto ci tenevo
a far risaltare la sua consueta espressione sorridente e aperta,
non seriosa. E' un uomo fuori dagli schemi, non "impostato"
come altri politici. Ha un sorriso facile, tranquillizzante
e sereno>>. Se Di Pietro ha indubitabilmente
tratti romani, e ben lo si vedrebbe nei panni di un novello
Caio Mario, un critico d'arte come Vittorio Sgarbi <<sistema>>
in contesti artistici e temporali i suoi colleghi del Palazzo.
D'Alema? <<E' senz'altro il nipote
di Paolo Farnese, nel ritratto del Tiziano: Papa Farnese, invece,
è Andreotti>>. Il presidente Scalfaro?
<<Mi ricorda il profilo di Guido
da Montefeltro di Piero della Francesca>>.
Irene Pivetti? <<Una miniatura del
Settecento, accanto a Gianni Letta>>.
Gianni Agnelli? <<Un bel volto di
nobile spagnolo del Seicento>>.
Mentre Fini <<algido, inamidato,
mi fa pensare a un volto del Bronzino>>
e Bertinotti << è un monaco del
trecento giottesco>>. Ma non tutti
i protagonisti della politica, dice Sgarbi, hanno <<volti
antichi>>. <<Casini,
per esempio, ha un paragone nel mondo cinematografico: Jerry
Lewis. Berlusconi è un personaggio disneyano e Bossi è Ezechiele
Lupo, preciso>>. Poi, continua implacabile
il critico d'arte, <<ci sono le
nature morte. Veltroni, per esempio, di quelle gastronomiche,
di scuola bolognese, come Andreatta e Prodi. Mentre Buttiglione
è più di scuola magrittiana>>. Incuranti
delle punzecchiature di Sgarbi, politici e vip continuano imperterriti
a farsi ritrarre: Craxi è stato talmente soddisfatto dell'opera
di Deanna Frosini, che le ha poi commissionato l'effige di Nenni
e Pertini. Rinaldo Geleng ha dipinto Berlusconi, Mike Bongiorno
e Indro Montanelli. Gianni Agnelli è stato rivisitato da Andy
Warhol e Franca Silva ha visto Scalfari e Forattini in stile
<<American Gothic>>.
<<E' un modo per conferire maggiore
ufficialità al proprio status - ha commentato il sociologo
Vanni Codeluppi - è un modo per rendere più solenni le proprie
conquiste>>. Quel che è certo, è
che Di Pietro è soddisfatto dell'opera. <<Quando
l'ha ricevuta - conclude il pittore - mi ha detto: "Grazie
Bruzzi, lei mi ha fatto ricrescere i capelli">>
Raffaella Silipo
(La Stampa, 30 Novembre 1996)
Antonio Di Pietro (1996, cm. 50x60, olio su tela).
Mio figlio Diego (2000, cm. 47x59, olio su tela).
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